domenica 23 giugno 2013

Mormanno: "Sono tornata a vivere nella mia casa dichiarata inagibile"

Violento quasi quanto lo stesso terremoto che ha colpito il loro paese appare ai mormannesi uno Stato inflessibile che pretende il pagamento dell'Imu come seconda casa su quell’appartamento dichiarato inagibile e in cui è vietato tornare ad abitare.
Troppo. Veramente troppo. I cittadini hanno allora gridato forte che quell’Imu non l’avrebbero mai pagata.
E ben ha fatto l’amministrazione comunale ad ascoltare la protesta dei cittadini. Ha deciso di pagare quella tassa al loro posto. Ma questa non può che essere una soluzione provvisoria. Perché non è ammissibile che siano le casse già vuote di un comune per giunta colpito dal terremoto che debba pagare quella tassa. Come può pretendere che i cittadini abbiano fiducia uno stato che contraddice a quella che forse è l’unica ragione che ne possa giustificare la sua esistenza nei nostri tempi: garantire l’intervento dell’intera comunità nazionale in caso di necessità.
E quello dell’Imu non è il solo problema per i cittadini di Mormanno. Solo in questi giorni, a otto mesi dal terremoto, cominceranno i lavori di essa in sicurezza, mentre oltre 120 famiglie hanno dovuto trovare un alloggio provvisorio che dallo scorso aprile è a proprie spese (fino ad allora hanno “goduto” di un contributo di 100 euro per ogni componente il nucleo familiare).
Così molte persone nonostante la dichiarazione di inagibilità del proprio appartamento hanno deciso di tornarci ad abitarvi. Fra queste Marina - che non vuole render noto il proprio cognome – la quale ha rilasciato questa intervista a Francesca Bloise e pubblicata sul sito  http://www.vortexnewscalabria.com/joomla.


Che cosa ricorda di quella notte in cui tutto ha tremato?
Svegliarsi nel cuore della notte con quel fracasso è stato brutto, anche se precisamente, in quel momento non stavo dormendo perché mi ero alzata per prendere una pillola per il mal di testa, però è stato comunque brutto. Oltre al rumore del terremoto in sé si è aggiunto il rumore di ciò che è caduto, soprammobili, bicchieri, rumore su rumore! Ho svegliato subito mio figlio, ci siamo vestiti, ho preso la macchina e siamo arrivati in piazza: sono stata una delle prime ad arrivare e ho trovato già il sindaco, i vigili urbani e la Protezione civile di Mormanno che cercavano di organizzare la situazione, su questo devo dire c’è stata una buona organizzazione. Poi, abbiamo dormito in macchina, in località Pantano..
Lei è tra le persone che hanno dovuto abbandonare la casa per pericolo indotto vero?
Si ma non quel giorno, io l’ho abbandonata dopo un mese dal terremoto.
Come mai?
E perché dopo un mese è arrivata l’ordinanza di sgombro. Io sono andata via di casa precisamente il 26 novembre.
Nonostante la sua abitazione si trovi nella zona rossa, giusto?
Sì, la zona rossa, nel quartiere di Santa Filomena.
Durante questo mese lei è riuscita a vivere in relativa tranquillità nella sua casa?
Io a casa mia sono tranquilla. Certo c’era il problema delle scosse, in quel periodo erano continue, ma io ero tranquilla, mi sentivo sicura a casa mia.
Lei ha dovuto perciò fittare una casa, per quanti mesi?
Fino alla fine dello stato di emergenza che è stato il 7 aprile, io sono tornata a casa l’11!
Ha deciso, quindi, di ritornare a casa nonostante non le fosse concesso. Per quale motivo?
Primo perché sono passati ormai quasi otto mesi e in questo paese non è stato messo un chiodo, ad eccezione del palazzo vescovile che è stato però messo in sicurezza dal vescovo, per il resto non è stato fatto nulla. E anche perché mi sono “svenata” a pagare l’affitto, non avevo più possibilità economica.
E i contributi previsti non le sono stati recapitati?
Piccoli contributi, il famoso "ristoro". Si mi è stato dato, in parte però, ancora devo avere metà della quota prevista. Altre persone non lo hanno avuto proprio, ci sono ancora tante persone che non hanno avuto ancora neanche un centesimo.
Nella situazione tragica, lei dovrebbe essere una delle più fortunate!
Sì. Sì assolutamente sì! A me questo fatto non è piaciuto perché io ho sempre pensato che la somma che era disponibile in quel momento dovesse essere divisa in modo equo tra tutti coloro che ne avevano bisogno, o a tutti o a nessuno. Anche su questo, infatti è nata una guerra, perché giustamente chi non ha avuto niente si è lamentato. Questo non è certo colpa nostra, spettava al Comune dare un piccolo contributo a tutti e quando sarebbero arrivati gli altri soldi avrebbero sanato il resto.
Che cosa è cambiato nella vostra vita, nella vostra quotidianità? Cosa sente di diverso rispetto a prima? Di cosa ha nostalgia?
Sono cambiate tante cose.. l’aspetto psicologico in primis, sono otto mesi di battaglia, fa male vedere il paese che non è più quello di prima, il quartiere di Santa Filomena è completamente abbandonato, non viene nessuno, è al buio.. poi tornare dopo quattro mesi e più a casa, chiusa per un inverno intero, è stata dura.
Qual è stata la sua prima impressione, sensazione, nell’aprire la porta e dire «Sono a casa mia però”
Stai con la paura, perché comunque sia sai che non ci puoi stare. Non è legale. Non ho paura che mi cada qualcosa addosso, che mi succeda qualcosa anche perché il palazzo inagibile è lontano da casa mia, non è confinante. Mi è stata sempre posta come unica scusante il fatto che se il palazzo dovesse cadere a causa di una forte scossa non avrei via di fuga.
Come se lo spiega lei questo? Ha chiesto spiegazioni all’amministrazione?
Il sindaco mi ha spiegato che non è colpa sua ma che lui ha firmato soltanto le ordinanze che sono arrivate da Protezione civile e Vigili del fuoco. Delle scelte di messa in sicurezza che non sono uguali per tutti. Questa è la cosa che a me fa più rabbia. Se io me ne devo andare di casa me ne vado, me ne vado per sempre. Non mi fitto un’altra casa a Mormanno.
Ha deciso di lasciare Mormanno?
Sì!Io me ne voglio andare ma gli altri che sono nella mia stessa condizione devono avere il mio stesso trattamento.
L’abbandono del paese è legato a questa situazione? Oppure lei aveva già intenzione di lasciare Mormanno?
Prima del terremoto, bene o male a Mormanno si viveva bene, adesso sinceramente non ci trovo più niente per cui rimanere. Poi con la situazione della casa è diventato tutto difficile.
Lei, quindi, è tra quelle persone che dovrebbe pagare l’IMU perché valutata come seconda casa? Come spiega questa situazione?
Non ho nessuna spiegazione! E’ una legge, una di quelle tante leggi che in Italia non vanno. Però sono convinta che l’amministrazione avrebbe dovuto prendere prima dei provvedimenti e non arrivare a questo punto. Noi se stiamo fuori casa è perché c’è stato un evento sismico, c’è un’ordinanza, non ce ne siamo andati di testa nostra perché ci fa piacere. Penso che, volendo, si sarebbe potuto trovare il modo di far sospendere l’IMU.
Suppongo che lei non trova giusta nemmeno la soluzione momentanea, cioè che l’amministrazione si faccia carico del pagamento con i fondi raccolti per il terremoto?
No perché non è una soluzione! È un ripiego. Per ora è pagata ma se a dicembre si ripropone lo stesso problema che farà, la pagherà di nuovo? Non è possibile, e poi comunque, forse, i soldi cui vogliono attingere sarebbero potuti servire per altre cose. Alla già difficile situazione del terremoto si sono aggiunti altri fattori che l’hanno resa ancora più problematica.
Lei era tra le persone che lunedì 10 giugno hanno sfilato in senso di protesta?
Si, assolutamente si! È stata una bella manifestazione ci ha fatto molto piacere la grande solidarietà dei nostri paesani, vedere tutti i negozi chiusi. E’ stata una prima protesta, siamo determinati a non mollare. Se le cose rimarranno ancora così, come sono ora, andremo avanti. Se c’è bisogno andremo alla Regione, a Roma.
Qual è il messaggio che lei vorrebbe mandare alle istituzioni?
Devono rendersi conto che la situazione attuale è tragica per gli abitanti e per i commercianti che si lamentano di un forte calo delle vendite. È tragica psicologicamente perché siamo stanchi, stanchi di non avere risposte e di doverle chiedere insistentemente e stanchi sempre delle stesse risposte. È sempre colpa di qualcun altro: prima era del Prefetto, ora della Regione. Questo ci sta stressando molto! Se si continua così, secondo me non si farà una bella fine, so di tante altre persone che vorrebbero prendere la mia stessa decisione, quella di andarsene definitivamente dal paese.
Rischiare perciò che Mormanno possa davvero morire?
Rischiare che Mormanno diventi davvero un paese fantasma. Era l’unica cosa che si è detta, fin dall’inizio, che non doveva assolutamente realizzarsi ma le premesse attuali sembrano dire questo.

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